101 Domande e Risposte sui Celti 81-101

Testi rilevati dalla rivista Celtica autori: M. Tiussi, Stefano Trentini 

Quante cose sappiamo sui Celti? Qui abbiamo raccolto molte delle informazioni disponibili. Sono descritte ‘in pillole’ e insieme a quelle vere, vi segnaliamo anche le storie inventate, o dubbie e discutibili.

80 C’è differenza fra cornamusa scozzese, irlandese, piva e gaita?

La cornamusa scozzese, la piva e la gaita (la cornamusa galiziana) sono strumenti a fiato e si suonano soffiando aria nel chanter (79). La cornamusa irlandese o uilleann pipe si suona con il gomito ed è alimentata da un soffietto che ha una duplice funzione: immettere aria secca nella sacca (in tal modo le ance non si bagnano con la saliva) e permettere al suonatore, oltre che di suonare, anche di cantare. 

81 Che musica suonavano i Celti antichi?

Non conosciamo la musica suonata dai Celti (a quei tempi non esistevano i CD! e nemmeno la notazione della musica), ma da alcune descrizioni storiche sappiamo che la società celtica era ampiamente interessata alla musica, alla poesia e alla danza.

 82 Che strumenti musicali avevano?

Gli strumenti musicali utilizzati dai Celti antichi si possono desumere dai ritrovamenti archeologici: statuette, decorazioni su reperti in terracotta e in metallo, oppure su monete, raffigurazioni incise su vari oggetti (spesso si tratta di scene tratte da matrimoni e celebrazioni) e dalle trombe celtiche chiamate carnyx (delle quali esistono vari ritrovamenti). Da queste testimonianze scopriamo che i Celti suonavano vari tipi di strumento: corni di mucca con l’imboccatura tagliata; flauti di osso diritti, a tre o più fori; flauti di canna diritti, singoli o doppi; siringhe o flauti di Pan, di solito a cinque canne (secondo gli archeologi la siringa è nata nell’Est Europeo e non in area Mediterranea); suonavano la lira, il più antico strumento a corde; suonavano il carnyx, una tromba che terminava a testa di animale (spesso di cinghiale) e che si utilizzava anche in guerra.

83 Perchè la musica celtica si chiama così?

Oggi noi chiamiamo musica celtica la musica tradizionale di nazioni o regioni come Irlanda, Scozia e Bretagna, terre in cui la latinizzazione non è avvenuta o ha avuto poca influenza e dove si sono potute dunque preservare lingua, usi e tradizioni delle popolazioni locali celtiche. Ecco perchè la musica tradizionale proveniente da quelle terre è la musica celtica per definizione.

84 Oggi, quali sono gli strumenti della musica celtica?

Sono quelli della musica tradizionale celtica per definizione, quindi l’arpa celtica (più piccola di quella classica), la cornamusa, il violino (chiamato fiddle da Irlandesi e Scozzesi), il whistle (un tipo di flauto in metallo) e naturalmente, la voce. Nel Novecento in questa musica sono stati introdotti anche l’organetto o accordion, la chitarra acustica, il flauto traverso (perlopiù in legno) e uno strumento a percussione chiamato bodhrán. Per approfondimenti vedi anche articolo “Il Bodhrán” in Celtica n° 7” e la rivista “Suoni d’Irlanda” che esplora più ampiamente suoni e strumenti della tradizione, segnatamente irlandese.

SOCIETA’ E ATTUALITA'

85 Che cos’è un clan?

Al centro della società celtica vi era la famiglia, o il clan (volendo usare un termine scozzese). Il clan era un gruppo di persone che al suo interno comprendeva non solo la famiglia come la intendiamo noi, ma anche antenati, discendenti e parenti acquisiti, andando a includere anche varie decine di persone. Più clan formavano una tuath, la tribù, a capo della quale era posto un rix, il re (50). All’apice della piramide sociale pare vi fossero i druidi; sia le fonti storiche (soprattutto latine), sia i documenti irlandesi chiamati Leggi Brehon (20) indicano che i druidi godevano di grande l’autorità sulla tribù e sul re. Ci dobbiamo però affidare a molte opere trascritte e non originali.

86 Com’era strutturata la società celtica?

Sempre secondo il principio della triade (65), era suddivisa in tre gruppi sociali, distinti per funzioni e attività e suddivisi in Guerrieri, Druidi e Produttori. La classe dei guerrieri comprendeva i cavalieri, i nobili e il re e la loro funzione era proteggere la tribù e amministrarla (questo, per il re e i nobili). La classe druidica comprendeva i druidi veri e propri, i bardi e gli ovati (67), la loro funzione era di tipo (possiamo dire) ‘dirigenziale’ e dava un po’ l’impronta e le direttive di comportamento e di vita a tutta la tribù. La classe dei produttori era composta da artigiani, allevatori e agricoltori, e possiamo supporre che molte donne (75) vi facessero parte, visto che agricoltura, artigianato, produzione di cibi e bevande in antichità erano mansioni riservate alle donne (mentre gli uomini andavano a caccia). Naturalmente, vi erano donne celtiche collegate anche alla classe guerriera, mogli di re o di capoclan, oppure donne nobili e regine (qualche regina celtica c’è stata e si ricorda). E vi erano anche sacerdotesse comprese nella classe druidica, delle quali però abbiamo poche notizie certe e molte notizie per sentito dire, come per i druidi in genere.

87 È vero che il Duce ha scritto qualcosa sulla Gallia Cisalpina?

Sì, lo statista Benito Mussolini, che era un appassionato di storia, ha commentato negativamente il carattere sanguigno e libertario dei Romagnoli paragonandoli ai Celti. Scriveva nel suo manifesto “Gallia Cisalpina” che «il tipo romagnolo, ha soventi caratteri somatici visibilmente identici a quelli del tipo celto-gallico», in conclusione a una lunga analisi sulle devianze dalla retta via (del socialismo) dei suoi conterranei. Secondo Mussolini ciò era dovuto «nient’altro che al sentimento lasciato dai primi occupatori della regione romagnola, i Galli: i quali, nel carattere solido e quadrato dei coloni italioti attaccati alla terra, avrebbero immesso la tendenza all’astrazione, all’avventura e alla generalizzazione, facilmente avvertibile nell’eloquenza romagnola». Si è preso anche delle libertà. Nel 1933, con un decreto, Mussolini pose fine a una diatriba fra storici e letterati che si trascinava da secoli individuando, nel fiume che attraversa Savignano di Romagna, lo storico Rubicone. Insomma, che quello segnato sui libri di geografia sia il Rubicone varcato da Cesare lo ha deciso il Duce. Sarà vero, poi?

 88 È vero che i Celti hanno inventato i pantaloni?

Non si conosce il detentore del brevetto ma da varie fonti storiche sappiamo che i Celti indossavano i pantaloni; li chiamavano braca o bracae, da cui deriva il popolarissimo termine dialettale braghe.

I popoli latini erano vestiti tradizionalmente con le tuniche e l’uso delle bracae era considerato, dagli scrittori della Roma repubblicana, ‘roba’ da barbari ed effeminati (per proteggere le gambe dal freddo a Roma si usavano, piuttosto, fasce di tessuto avvolte attorno alle gambe). Sta di fatto che anche i pantaloni, importati dai Celti, conobbero, soprattutto nell’esercito, una rapida diffusione, sempre più estesa in periodo tardo-imperiale; dal I secolo d.C. in poi sempre più numerose sono le sculture che ritraggono cavalieri e legionari con pantaloni lunghi fino a metà polpaccio, probabilmente non sempre in tessuto ma anche in pelle. Si ritiene che l’uso delle bracae si sia diffuso, prima che tra i fanti, fra i cavalieri; questi spesso non erano cittadini romani e le adottarono probabilmente non tanto per proteggersi dal freddo quanto per lenire i problemi derivanti dal continuo sfregamento delle gambe contro la sella. Fra i popoli antichi, portavano i pantaloni anche i Germani e gli Sciiti, questi ultimi popolo di cavalieri. Come i primi Celti.

89 I Celti usavano le monete?

In principio no, poiché in origine usavano come forma di scambio commerciale il baratto. I Celti erano ingegnosi, creativi e abilissimi commercianti, tanto che intrecciarono contatti in tutta Europa. Quando incontrarono i popoli meridionali, stanziati dai Balcani fino alla Grecia e alla Magna Grecia (Sicilia), conobbero l’uso delle monete e furono gradualmente coinvolti in questo nuovo sviluppo dell’economia e della ricchezza (a quei tempi si coniavano monete in oro e in argento). Non è facile stabilire dove siano nate le prime monete celtiche, ma certo è che le popolazioni celtiche ne coniarono di proprie, in centinaia di tipologie, riconoscibili per i simboli raffigurati e per il gusto stilistico che, anche ai giorni nostri, risulta essenziale e moderno.

90 Gli elmi gallici avevano le corna?

Il classico elmo con le corna dell’immaginario collettivo è in buona parte frutto della rappresentazione iconografica ottocentesca dei Galli. Di fatto, in Cisalpina esistono ritrovamenti archeologici di elmi cornuti nell’area toscano-ligure-emiliana: le corna sono metalliche e removibili e sicuramente rivestivano una funzione rituale o da parata, ma non venivano montate sul casco per la battaglia. Gli elmi gallici ritrovati non hanno corna ma spesso presentano supporti e accessori destinati ad accogliere piumaggi oppure, in alcuni casi, applicazioni con sculture di animali sacri, anche queste, probabilmente, con funzioni cerimoniali.

91 Perché i Celti vengono associati spesso alla new age?

I Celti vivevano in piena simbiosi con la natura, erano in contatto con i suoi elementi nella quotidianità e nella religione, conoscevano l’erboristeria e l’astronomia. Non hanno lasciato tracce e documentazioni scritte del proprio sapere (mentre vengono descritti da altri popoli) e quindi, restando in gran parte sconosciuti ai più, la loro cultura si continua a prestare a varie e ampie interpretazioni. 

92 Perchè i Celti, a volte, vengono accostati al mondo fantasy?

I motivi possono essere molteplici. Il mondo fantastico ideato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien, autore della trilogia Il Signore degli Anelli, si è sviluppato sulla base di leggende e saghe nordiche, germaniche e celtiche. I personaggi fantasy contengono elementi mitici caratteristici di queste tradizioni. Inoltre, la componente magica che viene attribuita ad alcune figure fantasy viene accostata agli antichi druidi, a forze della natura (57) o a creature magiche della credenza popolare, soprattutto britannica. Le opere di Tolkien hanno dato vita a un filone letterario e ludico (operativo specie nei giochi di ruolo, anche dal vivo) denominato, appunto, Fantasy. La saga dei tre film tratti da Il Signore degli Anelli ha contribuito ulteriormente a diffondere un’immagine celto-germanica dei personaggi fantastici.

93 I Druidi esistono ancora?

Sembra di sì, se vogliamo accettare l’esistenza del neodruidismo come movimento spirituale nato per filiazione dal druidismo antico. Filiazione è il legame di continuità, ciò che si tramanda di padre in figlio e per estensione, di maestro in allievo. Come molte streghe Wicca (91) affermano di essere figlie o nipoti di streghe (a loro volta discendenti di streghe), oppure di essere state iniziate da ‘streghe maestre’, così il neodruidismo sostiene di aver ereditato allo stesso modo l’insegnamento druidico. Uno fra i movimenti più importanti è l’OBOD (Order of Bards, Ovates and Druids), ordine druidico internazionale la cui sede principale è in Inghilterra, ma con affiliati in molte parti del mondo, compreso il nord Italia. Un altro grande ordine druidico è il Gorsedd, che riunisce i gruppi druidici di Bretagna, Galles e Cornovaglia.

 94 Streghe e Druidi sono collegati?

Sicuramente entrambi condividono un elemento: un sapere degli antichi druidi celtici e una cultura propria delle streghe è la conoscenza delle erbe officinali e del loro utilizzo per salute, riti e incantesimi. Nella sua Storia Naturale il comasco Plinio ha raccolto molte informazioni sui druidi e sulla loro conoscenza erboristica, regalando inoltre all’umanità una grandiosa enciclopedia dove tratta con ampiezza e precisione tutte le branche del sapere del suo tempo: cosmologia, geografia, etnografia, fisiologia, antropologia, zoologia, botanica, farmacologia, mineralogia, metallurgia e storia dell’arte. Il lavoro di Plinio (in 37 libri) è soprattutto un’opera di compilazione: le notizie sono tratte da altre opere e non verificate, anche se l’autore enumera tutte le sue fonti (un intero libro elenca i 150 scrittori latini e i 327 greci che gli hanno fornito i circa 2000 volumi di materiale consultati). Plinio non dimostra molto senso critico, raccogliendo notizie fantastiche (come il falcetto d’oro dei druidi) insieme ad altre più fondate, ma la sua opera rimane importantissima perché è una grande finestra sul sapere del mondo antico. La Storia Naturale di Plinio viene costantemente ripubblicata da vari editori italiani.

95 Che cos’è il «furor gallico»?

Il furor gallico è il furore guerriero dei Celti che spaventò i popoli antichi e in primo luogo i Romani. I Celti si scagliavano seminudi in battaglia, con lo scudo come unica protezione e prima del combattimento impressionavano il nemico con urla e suoni assordanti prodotti in vari modi. Durante il combattimento erano presi da un’estasi mistica: erano coraggiosi e parevano non temere nulla, nemmeno la morte, dimostravano una forza disumana e sembravano non avvertire il dolore delle ferite subite. Dalle fonti sappiamo che il guerriero celta si identificava nel cinghiale (animale sacro ai Celti e dotato di una potenza offensiva e distruttiva leggendaria), possiamo perciò immaginare che la preparazione al combattimento fosse una sorta di pratica sciamanica. A questo spirito guerriero si è ispirato lo spirito cavalleresco medievale dove il cavaliere senza macchia e senza paura ha queste direttive di comportamento: testa alta, sguardo oltre il confine e mano sulla spada. Il furor si collega anche ai Berseker, i Guerrieri-Bestia germanici che in battaglia indossavano la pelle del loro animale totemico (orso, o lupo) e che hanno dato origine alla leggenda dell’uomo lupo.

96 I Celti si lavavano?

Anche se sono stati definiti barbari (08), persino i loro detrattori lodavano i Celti per la cura che avevano di se stessi e del proprio corpo. Ammiano Marcellino, letterato e storico latino, nelle sue Storie così scrive dei Celti: «La maggior parte di loro ha una voce terribile e minacciosa, tanto quando sono calmi che quando sono adirati. Ma tutti, scrupolosamente, si mantengono puliti e ben curati, e in quelle zone [intendendo, nelle Gallie - nda], soprattutto in Aquitania, non si vedrà mai un uomo o una donna, anche dei più poveri, vestiti di stracci o trasandati, come succede altrove.»

Gli uomini, inoltre, coltivavano con cura i baffi, come si può evincere da descrizioni di vari autori antichi e osservando statue e immagini maschili raffigurate su tanti reperti archeologici.

 97 Come si vestivano?

Secondo le fonti storiche, i Celti erano generalmente curati ed eleganti e davano grande importanza sia al loro abbigliamento che al loro aspetto fisico in generale. Per esempio, non tolleravano l’obesità e accadeva di frequente che si infliggessero pesanti ammende verso coloro che, impacciati dalla rotondità, non riuscissero ad allacciarsi la cintura. Gli uomini portavano pantaloni di lana chiamati bracae (88); quando il tempo lo permetteva indossavano una camicia aderente, senza maniche, fermata sul davanti con una spilla. Nella stagione fredda la camicia si sostituiva con una tunica a maniche lunghe, legata con una cintura. Le donne erano generalmente vestite con abiti larghi, trattenuti da cinture con fibbie in tessuto o in cuoio. Cesare descrive gli abiti dei Galli, Diodoro Siculo scrive: «Le vesti che indossano sono sgargianti, tuniche tinte e ricamate di diversi colori e calzoni che chiamano bracae nella loro lingua; e portano un mantello a strisce, legato da una fibula alla spalla, pesante per l’inverno e leggero per l’estate, intessuto di fitti tasselli policromi». Eh già, fra le reali invenzioni attribuite ai Celti c’è questa fibula, l’antenata della nostra spilla: serviva per fermare le vesti e i mantelli ed era molto ornamentale. I Celti amavano particolarmente i gioielli e il loro ornamento più conosciuto è il torque.

98 Che scarpe avevano?

Gli uomini avevano calzature o stivaletti di morbido cuoio; le donne, calzature di cuoio oppure sandali. Alcune Celte camminavano a piedi nudi, come si deduce dagli anelli trovati alle dita dei piedi di molte donne sepolte nelle necropoli celtiche. Per approfondimenti sulle calzature dei Celti vedi anche articolo “Con il piede giusto” in Celtica n° 35, c’è anche la pagina fai-da-te con tutte le istruzioni per farsi un paio di scarpe celtiche.

99 Esiste un calendario celtico?

C’è il Calendario di Coligny, un reperto archeologico in bronzo, datato al I secolo d.C. e conservato presso il Musee de la Civilisation Gallo-Romaine di Lione. Questo calendario ha permesso di capire come i Celti calcolavano i mesi dell’anno e quali erano le loro festività principali (58). Per approfondimenti vedi articoli: “Il calendario di Coligny” in Celtica n° 7, “I mesi del Calendario di Coligny” in Celtica n° 10 e “Ipotesi per un calendario celtico” in Celtica n° 13.

La tavola di Coligny è sempre stata considerata un semplice calendario lunisolare, ma di recente è stato segnalato che in realtà sarebbe una raffinata tavola planetaria che consente di effettuare previsioni che riguardano Mercurio, Giove, Venere e il periodo siderale della Luna. La scoperta si deve a Guido Cossard, membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Astronomico della Valle d’Aosta. Secondo Cossard il calendario comporta errori non di poco conto, che difficilmente possono essere stati commessi da osservatori esperti come i druidi. Da qui sono iniziati gli approfondimenti che hanno portato alla scoperta. Sempre Cossard segnala che ancora oggi, i contadini della Valle d’Aosta e della vicina Savoia amano utilizzare per le principali opere agricole un calendario lunare siderale, che chiamano con il termine dialettale planetta e che indica la posizione della Luna nel cielo, una tradizione che forse ricorda abitudini celtiche.

 100 Ci sono musei celtici in Italia?

Non esistono musei esclusivamente celtici, ma ci sono oltre una cinquantina di musei che conservano diversi pezzi celtici e protoceltici (06), alcuni di essi molto importanti a livello internazionale. Non possiamo mancare di citare i musei archeologici di Este (PD), di Brescia e Como e naturalmente, quelli di Golasecca (VA), di Bologna e di Monterenzio (BO), Ancona e Arcevia (AN).

Per conoscere, invece, l’elenco (quasi) completo dei musei che conservano reperti celtici in Italia potete consultare la “Guida ai reperti celtici nei musei italiani” pubblicata da Celtica, la versione più aggiornata e completa si trova in Celtica n° 31.

101 Qual’è stato l’evento culturale celtico più importante al mondo?

Senza ombra di dubbio l’evento culturale celtico più importante del mondo si collega alla grande mostra sui Celti, che si tenne a Venezia nel 1991. Sono stati necessari due anni e mezzo per prepararla e allestirla e la sua eccezionalità ha avuto risonanza internazionale: a Palazzo Grassi erano presenti 2500 oggetti, capolavori provenienti da 240 musei di 25 nazioni.

Quell’occasione fu davvero un evento. Era la prima volta che l’archeologia presentava i Celti al grande pubblico e per la prima volta un così gran numero di reperti celtici veniva riuniti insieme nella stessa sede espositiva. L’iniziativa, in queste proporzioni colossali, non si è più ripetuta in nessun altro Paese europeo (e oltre). Così, quella di Venezia resta ancora oggi la mostra sui Celti più vasta e completa del mondo.

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